Il secondo Bilancio Sociale del Patronato INAS CISL
LETTERA DEL PRESIDENTE
È con viva soddisfazione che portiamo all’ attenzione dei nostri stakeholder e della società italiana in generale il nostro secondo bilancio sociale.
Quando nel 2004 decidemmo, per primi tra i patronati italiani, di dar vita ad un’ attività di rendicontazione sociale del nostro operato che andasse al di là degli obblighi di legge ed avesse come punto di riferimento privilegiato i nostri portatori di interessi, ed il primo luogo tutti coloro che si rivolgono a noi, in Italia ed in molti Paesi esteri, per essere tutelati e per veder riconosciuto un loro diritto sociale, eravamo
ben coscienti di avviarci per una strada che non consentiva passi indietro, pena una grave perdita di credibilità.
Questo secondo bilancio sociale sta a dimostrare che su questa strada noi intendiamo avanzare perché siamo convinti che un Istituto che
opera nel sociale a favore dei cittadini italiani in Italia e all’estero e degli immigrati deve da un lato dar conto, in maniera chiara ed approfondita, di tutti gli aspetti del suo agire e dall’altro trovare modalità di rapporto costante e profondo con i propri stakeholder per cogliere tutte le possibilità di sviluppo e di miglioramento del servizio offerto.
L’approfondimento fatto quest’anno con lo stakeholder “enti di previdenza”, di cui si dà conto in questo documento, ne è una chiara dimostrazione.
Un bilancio sociale infatti, oltrechè uno strumento di rendicontazione e di comunicazione, è anche un momento di riflessione gestionale da cui possono scaturire indicazioni importanti per la messa a punto della macchina organizzativa da cui dipende in fondo la qualità del servizio fornito. La riflessione che abbiamo condotto al nostro interno sulle indicazioni derivanti dalla prima edizione e dai momenti
di ascolto degli stakeholder, utenti in primo luogo, ha fornito utili indicazioni gestionali che abbiamo cercato di trasformare in nuove modalità di lavoro ed in interventi organizzativi, sia al centro che in periferia.
Certo molto si può ancora fare per rendere l’attività del nostro Istituto sempre più in linea con le esigenze di tutela e di difesa dei diritti sociali dei lavoratori, dei cittadini, degli italiani emigrati e degli immigrati in Italia, che sono in rapido mutamento in rapporto a quanto sta avvenendo nel mondo del lavoro e nei sistemi di welfare, sia a livello statale che locale.
Mentre restano centrali le attività tradizionali del patronato in campo previdenziale ed assistenziale, nuove esigenze si manifestano, nuovi spazi di attività si aprono di fronte a noi. Per far fronte a queste sfide il patronato deve adeguare continuamente le sue risorse organizzative e in particolare, le sue risorse umane.
Questo è indubbiamente vero con riferimento al territorio nazionale. Sempre più però va emergendo una esigenza di tutela e di difesa a livello dell’Unione Europea considerata nel suo complesso. La crescente mobilità del lavoro e la libera circolazione delle persone rendono ormai urgente la costruzione di un momento di riferimento europeo che noi abbiamo voluto chiamare “Patronato europeo”. Un’ idea
questa che va acquistando sempre più concretezza e che speriamo di veder muovere i primi passi operativi entro breve tempo, per assicurare pienamente ai lavoratori in mobilità, nazionali ed immigrati, tutela, assistenza e difesa dei loro diritti.
In chiusura di queste breve considerazioni introduttive vorrei chiaramente esprimere, a nome della Presidenza dell’Istituto, la volontà di proseguire sulla strada della rendicontazione sociale con sempre maggiore immediatezza, chiarezza e completezza. Il rapporto che abbiamo avviato con i nostri stakeholder, e che intendoamo allargare ed approfondire, costituisce un punto di forza per realizzare, in
maniera permanente, uno strumento di rendicontazione e di comunicazione operativo, chiaro, veritiero e verificabile.
GianCarlo Panero