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Donne e infortuni sul lavoro: con il Covid, numeri in crescita

08/03/2021

Nell’anno della pandemia, mentre le aziende restavano chiuse e, di conseguenza, il numero complessivo delle denunce di infortuni sul lavoro inevitabilmente calava, un dato in controtendenza è emerso con forza: le lavoratrici hanno denunciato più incidenti che nel 2019. Secondo i dati dell’Inail, infatti, i casi sono aumentati dell’1,7% rispetto all’anno precedente e sono stati quasi 234.000: pari al 40% del totale. Mentre i lavoratori registrano una diminuzione del 22,1%. Sugli episodi in crescita registrati dall’istituto hanno inciso in maniera determinante le denunce di chi ha contratto il Covid sul posto di lavoro. Anche in questo caso, il dato relativo alle lavoratrici è rilevante: al 31 dicembre 2020 il 69,6% dei contagiati sul lavoro erano donne.

I più colpiti sono stati ovviamente i lavoratori della sanità pubblica e privata. Quasi il 70% delle denunce di infortunio da Covid ha coinvolto chi lavora in ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili, etc.

Seppur in parte, le elevate cifre relative alle lavoratrici contagiate può essere spiegato con il significativo numero di occupate nel settore: secondo gli ultimi aggiornamenti Istat sull’occupazione, nella sola sanità pubblica ben il 67,1% dei dipendenti a tempo indeterminato sono donne.

Inoltre incide il fatto che in questo ambito, dal 2009, calano costantemente gli occupati a tempo indeterminato e sale l’età media dei dipendenti che, tra le donne, è pari a 49,9 anni, sostanzialmente in linea con l’età media delle contagiate dal Covid, pari a 46 anni.

Dall’analisi specifica per professione sui dati Inail emerge che proprio i “tecnici della salute” registrano il più elevato numero di contagi tra donne: 3 casi su 4.

L’elevata incidenza degli infortuni da Covid per le lavoratrici – sul totale dei casi per categoria professionale – si registra anche per operatori socio-sanitari (80,9%), operatori socio-assistenziali (85,1%) e personale non qualificato nei servizi sanitari come ausiliari, portantini e barellieri (75%).

Queste persone hanno messo in gioco la loro salute, oltre alla loro professionalità, per consentire a 2 milioni e mezzo di pazienti di guarire dal Covid, garantendo un fondamentale contributo in prima linea per porre fine all’emergenza sanitaria.

 

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