“Il patronato del futuro” sarà parte di una rete di servizi su misura per il cittadino, collocato – grazie alle proprie capacità di prossimità e relazione – nel nuovo sistema di welfare post pandemia: è questa l’immagine emersa dal forum, organizzato dal Centro Patronati (Ce Pa: Acli, Inas Cisl, Inca Cgil e Ital Uil), tenutosi questa mattina a Roma.
“Siamo un punto di riferimento e frontiera di tutela sociale per milioni di persone che ci scelgono ogni giorno e non riconoscerlo sarebbe un errore: in prospettiva, applicare al dialogo tra noi e le istituzioni lo stesso impegno di ascolto che i nostri operatori dedicano alla gente sarà fondamentale per dare valore al nostro lavoro di qualità e professionalità”, ha spiegato Gigi Petteni, presidente dell’Inas e a capo, pro tempore, del raggruppamento Ce Pa.
Proprio a rafforzare questo confronto sono serviti gli interventi dei presidenti dei componenti del Centro Patronati, cui hanno fatto da contraltare le risposte dei rappresentanti dei principali interlocutori istituzionali del sistema.
Per Silvana Roseto, presidente dell’Ital, è necessario uno scambio con l’Inail sulle novità tecnologiche – tema ricorrente durante il forum – per fare in modo che i patronati siano allineati all’evoluzione dei sistemi dell’ente assicurativo, soprattutto rispetto alle soluzioni più adeguate per le persone; strategico anche l’impegno congiunto sulla divulgazione della cultura della sicurezza e la conoscenza delle tutele per le vittime di infortuni e malattie professionali.
Esigenze di sinergia confermate da Andrea Tardiola, direttore generale dell’Inail: “Siamo chiamati a costruire trasformazione, rivedendo le categorie in base alle quali lavoriamo, a partire dal concetto stesso di ambiente di lavoro: le nostre relazioni con i patronati devono essere tarate in base a questi temi, perché nell’analisi dei problemi e degli scenari ci somigliamo molto, possiamo essere insieme attori positivi di cambiamento”.
La collaborazione è stata il focus anche dell’intervento di Paolo Ricotti, presidente del patronato Acli, che ha ricordato l’impegno di questi istituti durante la pandemia: “Ognuno di noi ha dato il meglio, garantendo supporto soprattutto ai più fragili. Dobbiamo ripartire da qui – ha detto – per rinnovare il patto con l’Inps. Serve un rapporto maturo di partenariato. “La scelta di procedere con la digitalizzazione non significa rinunciare alla prossimità e in questo per noi il partner designato sono i patronati, perché abbiamo gli stessi obiettivi di servizio e sviluppo della presenza sociale per la persona”, ha sottolineato Vincenzo Caridi, direttore generale dell’Inps.
A rendere difficile la vita dei patronati, c’è stata “la riduzione dei paletti di accesso al sistema, con l’ingresso di piccoli soggetti che rispettano poco le regole, una situazione a cui dobbiamo porre rimedio, proprio ora che dobbiamo ragionare su fondi aggiuntivi che diano copertura agli impegni sempre più ampi che si profilano per noi, a partire dal lavoro di assistenza che dovremo portare avanti per il family act”, ha sottolineato Michele Pagliaro, presidente dell’Inca Cgil.
“Dobbiamo intervenire sui controlli perché la qualità è fondamentale e certificarla serve proprio ai patronati”, ha confermato Angelo Fabio Marano, direttore per le politiche previdenziali e assicurative del ministero del Lavoro.
A sostegno della volontà di mettersi al lavoro per costruire insieme, il presidente della Commissione bicamerale controllo enti gestori previdenza e assistenza, Tommaso Nannicini, ha annunciato: “Daremo indicazioni sul ruolo dei patronati nel welfare post pandemia e, contestualmente, dobbiamo eliminare un sistema barocco per rispetto del lavoro degli operatori che non devono essere gravati da inutile burocrazia. Inoltre, ha detto, ci impegniamo a ridisegnare un metodo per dare certezza nelle verifiche e un aumento delle risorse finanziarie, perché abbiamo bisogno di una rete di prossimità come quella del patronato, che prende in carico le persone attraverso la relazione, per orientarle tra i diritti”.