Chi ha un contratto part time verticale o part time ciclico, cioè concentrato in alcune settimane, mesi, o in una parte dell’anno, ora avrà la possibilità di andare in pensione un po’ prima di quel che pensava.
Grazie alle organizzazioni sindacali e grazie a Inas Cisl, che negli anni ha portato in tribunale la questione, ai lavoratori dipendenti del settore privato ancora attivi al 1° gennaio 2021, che hanno questo genere di contratti verranno riconosciuti tutti i contributi, anche quelli per i periodi non lavorati, proprio per consentire loro di arrivare al pensionamento prima.
La contribuzione che verrà accreditata è utile soltanto ai fini del diritto alla pensione e non per aumentarne l’importo.
In sostanza, per coloro che non sono ancora titolari di pensione, i contributi saranno accreditati interamente per ciascun anno di durata del contratto, cioè per 52 settimane, fermo restando il rispetto del limite minimo di retribuzione.
Il riconoscimento avverrà soltanto per le situazioni di sospensione del rapporto di lavoro part time verticale o ciclico, per la mancata attività lavorativa dovuta alla particolare articolazione dell’orario di lavoro e non per altri motivi.
Chi ha terminato un rapporto di lavoro part time verticale o part time ciclico, o lo ha trasformato in tempo pieno prima del 1° gennaio 2021, dovrà fare domanda di riconoscimento dei periodi non effettivamente lavorati, ottenendo così l’eventuale possibilità di anticipare l’accesso al pensionamento che, in ogni caso, non può partire da prima del 1° gennaio 2021.
Anche chi sta ancora lavorando con contratti a part time verticale o ciclico, in questa prima fase, dovrà fare richiesta di accreditamento dei contributi relativi alle fasi in cui non ha lavorato.
In entrambi i casi, per fare domanda è possibile rivolgersi alla sede Inas Cisl più vicina.