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Dopo la pensione

07/01/2019

Per i pensionati che si trovano in difficoltà economiche sono previste alcune misure di sostegno specifiche.

Trattamento minimo Inps: che cos’è e a chi spetta

L’integrazione al trattamento minimo Inps è un incremento dell’importo della pensione che spetta – in presenza di determinati requisiti reddituali – se l’importo della stessa, calcolata sui contributi del lavoratore, risulta inferiore a quello che viene considerato il minimo vitale (stabilito dalla legge).

L’integrazione spetta per le pensioni liquidate con il sistema di calcolo retributivo o misto, mentre non spetta per quelle liquidate con il sistema contributivo.

Trattamento minimo: a chi spetta

I requisiti reddituali richiesti per ottenere il trattamento minimo cambiano in base alla data di inizio del pagamento della pensione:

  • per le pensioni che hanno decorrenza fino a tutto il 1993, l’integrazione al trattamento minimo Inps è concessa soltanto se il titolare di pensione, anche se coniugato, non ha redditi propri assoggettabili all’Irpef per un importo superiore a 2 volte il trattamento minimo annuo;
  • per le pensioni che hanno decorrenza dopo il 1993, per i pensionati coniugati viene richiesto, oltre al requisito reddituale personale, anche un requisito reddituale cumulato: l’integrazione al minimo non può essere attribuita se anche uno solo dei due limiti di reddito (personale e cumulato) è superiore al limite di legge. Il limite cumulato, per le pensioni che hanno iniziato a essere pagate nel 1994, è di importo pari a 5 volte il trattamento minimo Inps annuo, mentre per il 1995 è ridotto a 4 volte il trattamento minimo annuo.

Se il reddito è inferiore a questi limiti, l’integrazione spetta fino al raggiungimento del limite stesso.

In caso di più pensioni inferiori al minimo, l’integrazione spetta una sola volta, fermo restando il limite di reddito.

Maggiorazione sociale: che cos’è e a chi spetta

Per le persone titolari di pensione con importo basso, in presenza di specifici requisiti, sono previste alcune forme di maggiorazione sociale, cioè di aumento dell’importo della pensione stessa, a prescindere dall’integrazione al trattamento minimo Inps.

Maggiorazione sociale: a chi spetta

La maggiorazione sociale spetta ai pensionati dai 60 anni in poi, a condizione che non vengano superati determinati limiti di reddito (personali e coniugali), stabiliti annualmente.

La maggiorazione sociale spetta su:

  • pensioni a carico dell’assicurazione generale obbligatoria;
  • pensione sociale;
  • assegno sociale;
  • pensioni liquidate nelle forme esclusive e sostitutive dell’assicurazione generale obbligatoria;
  • prestazioni per invalidi civili totali;
  • pensioni per sordomuti o ciechi civili assoluti.

Maggiorazione sociale al milione: che cos’è e a chi spetta

Ai pensionati che rientrano in specifici limiti reddituali, personali e coniugali, spetta la maggiorazione sociale al milione, se hanno prestazioni previdenziali e assistenziali con importo inferiore al milione delle vecchie lire.

Tale beneficio spetta su:

  • pensioni a carico dell’assicurazione generale obbligatoria e altre forme di previdenza obbligatoria per pensionati dai 70 anni in poi, o da un’età inferiore se in possesso di una determinata anzianità contributiva;
  • pensioni sociali per pensionati dai 70 anni in poi;
  • assegni sociali per titolari dai 70 anni in poi;
  • prestazioni per invalidi civili totali dai 60 anni in poi;
  • pensioni per sordomuti o ciechi civili assoluti dai 60 anni in poi;
  • pensioni di inabilità dai 60 anni in poi.

Quattordicesima: che cos’è e a chi spetta

La quattordicesima è una somma aggiuntiva che spetta ai pensionati dipendenti e autonomi che possiedono i seguenti requisiti:

  • pensione di importo basso;
  • almeno 64 anni di età;
  • reddito personale entro il limite stabilito per legge annualmente.

L’importo della quattordicesima varia in base all’anzianità contributiva del pensionato e in relazione al tipo di pensione (da lavoro dipendente o autonomo).

Ricostituzione di pensione: che cos’è e a chi spetta

I contributi non presi in considerazione al momento della liquidazione della pensione – sia effettivi che figurativi – relativi a periodi precedenti alla decorrenza della pensione, possono determinare un ricalcolo della pensione stessa che avviene, su domanda dell’interessato, tramite la ricostituzione. Il ricalcolo dell’importo ha effetto a partire dalla decorrenza della pensione e dà diritto al massimo a 5 anni di arretrati.

Supplemento di pensione: che cos’è e a chi spetta

Dopo il pensionamento, molti preferiscono continuare a lavorare. I contributi, sia effettivi che figurativi, versati durante l’attività lavorativa svolta dopo il pensionamento, possono dare diritto, su richiesta dell’interessato, al supplemento di pensione.

Il supplemento di pensione è un importo che si somma a quanto già percepito come pensione e che può essere richiesto:

  • dopo almeno 5 anni dalla data di decorrenza della pensione (o dalla decorrenza del precedente supplemento)

oppure

  • per una sola volta, dopo soltanto 2 anni dalla data di decorrenza della pensione (o dalla decorrenza del precedente supplemento), a condizione che sia stata compiuta l’età pensionabile.

I titolari di pensione liquidata nel fondo pensione lavoratori dipendenti possono richiedere il supplemento di pensione anche per eventuali contributi versati nelle gestioni speciali dei lavoratori autonomi prima della decorrenza della pensione.

Il supplemento di pensione spetta al compimento dell’età pensionabile, dal 1° giorno del mese successivo alla data di presentazione della domanda, anche nel caso in cui la richiesta sia successiva alla maturazione del diritto al supplemento di pensione: se si ritarda nella presentazione della domanda, i mesi persi non possono essere recuperati.

In caso di decesso del pensionato, anche gli eredi hanno diritto al supplemento di pensione, che si aggiunge all’importo della pensione di reversibilità.

Supplementi di pensione: come si calcolano?

I supplementi riguardanti i contributi versati dopo il 31 dicembre 1995 vengono calcolati in base al sistema retributivo, se il titolare della pensione risulta in possesso di almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Si ricorre invece al sistema contributivo se l’interessato è in possesso di una contribuzione inferiore a 18 anni.

Supplementi di pensione per la gestione separata

I titolari di pensione a carico della gestione separata non possono chiedere supplementi di pensione per contributi versati nell’Ago (assicurazione generale obbligatoria) e/o nelle gestioni speciali dei lavoratori autonomi. I contributi versati nella gestione separata per periodi successivi alla data di decorrenza della pensione a carico della gestione stessa, invece, danno titolo a un supplemento di pensione. Non è richiesto il compimento dell’età pensionabile.

Per i titolari di pensione liquidata nella gestione separata, la domanda può essere presentata:

  • per la prima volta, dopo almeno 2 anni dalla data di decorrenza della pensione;
  • successivamente, dopo 5 anni dalla decorrenza del precedente supplemento, indipendentemente dall’età pensionabile.

Pensione supplementare: che cos’è e a chi spetta

La pensione supplementare è una seconda pensione che si aggiunge a quella già percepita.

La pensione supplementare spetta a chi:

  • è titolare o ha in corso di liquidazione una pensione principale a carico dell’assicurazione generale obbligatoria e delle forme esclusive e sostitutive;
  • ha versato contributi nelle diverse gestioni previdenziali (esclusa quella dei lavoratori pubblici) non sufficiente a ottenere un’altra pensione autonoma secondo i requisiti ordinari previsti dalla legge;
  • ha compiuto l’età pensionabile prevista per la pensione di vecchiaia nel fondo dove chiede la pensione supplementare;
  • ha terminato il rapporto di lavoro dipendente.

La pensione supplementare può dare luogo a una pensione per i superstiti, ma non può essere integrata al trattamento minimo.

Per ulteriori informazioni e per ricevere assistenza, rivolgiti alla sede Inas Cisl più vicina.

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